Piccoli Teatri 1978

Questi piccoli teatri hanno il compito di rendere potenziale e indefinito uno spazio definito e volutamente oggettivato. Il mio tentativo parte da una ricerca di espansione illimitata delle prospettive (osservazione attraverso i fori, interferenze e fruizioni del disegno di luce, ribaltamento all’esterno dello spazio interno per mezzo di irradiazione).
La serie di operazioni che richiedo all’osservatore sono puramente tecniche: accensione della luce (energia elettrica), rottura della forza magnetica attraverso l’apertura dello sportello (energia muscolare). Le due fasi sono il tentativo di realizzare un sincronismo tra l’infinito della coscienza e l’infinito dello spazio. La mia intenzione è di penetrare un “sottile” (volendo indicare con questa espressione una facoltà intuitiva e virtuale) che è definibile come essenza di una costante armonia della massa – forza, della tensione e del suo movimento.
Questi volumi rappresentano così un unico corpo dove interferiscono alcune forze e i quattro elementi, qui rappresentati dal colore. Le forme sono costantemente attaccate sul nascere del contenuto stesso e si rifiutano ad ogni meccanicità e fissità. Questa precarietà delle forme, disponibile ad ogni metamorfosi, “illimita”e serve l’unità dello spazio senza comunque mai definirlo.
I quattro elementi: terra, acqua, aria e fuoco, intervengono nella mia opera in modo discorsivo. Non vi è che processo, continuità senza sintesi.
Il colore ha un ruolo secondario ed è in funzione del peso, della densità e del movimento. Questi piccoli teatri cessano, per tutto questo, di attribuire importanza agli attori e all’azione.

Vincenzo Torcello

Testo critico di Stelio Rescio per la retrospettiva di Vincenzo Torcello presso la galleria il Brandale di Savona nel marzo del 1979

 

Cassette luminose, inchiostro di china, pastelli, luce, 1978